Pesticidi, tracce anche dopo vent’anni.

“I prodotti di sintesi penetrano nel sottosuolo, minano l’abbondanza dei microrganismi e potrebbero compromettere le colture per decenni. L’analisi su 100 fattorie nella verde Svizzera: “Residui in aziende convertite al biologico più di 20 anni fa.”

Agricoltura convenzionale contro agricoltura biologica o organica, come si usa dire nei paesi anglofoni. Sono due metodi, o meglio due concezioni, completamente opposte per coltivare e produrre cibo a partire dalla terra. La prima si serve di tecniche classiche e fa uso di agenti chimici per disfarsi di insetti, parassiti ed erbacce, mentre la seconda si affida a prodotti naturali per preservare biodiversità e qualità del suolo. Sono oggi in forte crescita le aziende agricole che passano all’organico dopo decine di anni di agricoltura tradizionale, tanto che la Food and Agriculture Organization (Fao) parla di un vero e proprio movimento di “conversione organica”, localizzato prevalentemente in Oceania, Europa e America Latina. Ma che succede se funghicidi, erbicidi, fertilizzanti e tutti gli altri ‘chimici’ impiegati per ottimizzare la resa delle colture fossero in grado di permanere nel sottosuolo, arrivando a contaminare terreni riconvertiti al biologico da decenni? È ciò che ha teorizzato uno studio pubblicato sulle pagine di Environmental Science & Technology, rivista affiliata alla prestigiosa American Chemical Society.

Il peso del passato. Sono più di 2.8 milioni secondo International Federation of Organic Agriculture Movements (Ifoam), i coltivatori che hanno scelto le tecniche biologiche per crescere i loro prodotti; un mercato globale che ha superato i 100 miliardi di dollari nel 2018. Niente fitofarmaci, concimi chimici o altri composti di sintesi. I parassiti? Gli unici alleati sono altri organismi viventi “antagonisti” rispetto a quelli che danneggiano le piante: è la lotta biologica, o biocontrollo. Ma questo caposaldo dell’agricoltura organica potrebbe essere (almeno in parte) vanificato, come avverte un gruppo di ricerca di Agroscope, un centro d’eccellenza mondiale specializzato nella ricerca sull’agricoltura sostenibile. Gli scienziati coordinati da Judith Riedo, ricercatrice al dipartimento di Scienze Biologiche dell’Università di Zurigo, hanno analizzato il suolo di 100 aziende agricole, 40 delle quali a conduzione biologica.

“In ogni singolo campo abbiamo trovato 46 tra i principali erbicidi, funghicidi e insetticidi”, scrivono. Ma a stupire è stata la permanenza dei pesticidi nei campi convertiti da più di 20 anni all’organico, su cui ancora oggi pesa il fardello di un passato agricolo tradizionale. La tesi di Riedo e colleghi è che questi elementi persistano nel sottosuolo per decenni e che anche a basse concentrazioni possano comprometterne la fertilità. Il lavoro dimostra che a essere minacciata sarebbe non tanto la salubrità dei prodotti generati dalla terra “contaminata”, quanto la resa delle colture stesse: “La biomassa microbica – spiega Riedo – (batteri e funghi, ndr), mostra una significativa riduzione laddove i residui chimici sono maggiori”. A soffrire di più sarebbero i micorrizici abruscolari, una classe di funghi simbionti fondamentali per migliorare l’assorbimento minerale e aumentare la tolleranza agli stress ambientali subiti dalle piante. “La loro concentrazione si riduce man mano che aumentano le sostanze attive di sintesi nel suolo”, si legge nella pubblicazione.

Veleno o strumento irrinunciabile? Negli ultimi due decenni l’uso dei pesticidi è aumentato del 40%. E se da una parte i movimenti ambientalisti chiedono moratorie, dall’altra i detrattori dell’organico denunciano che una filiera riconvertita – senza erbicidi, insetticidi e fertilizzanti di sintesi – avrebbe bisogno di più terreni messi a coltivazione, sottraendone ulteriormente all’habitat.

Secondo la Fao, ogni anno quasi due milioni di tonnellate di agenti chimici che l’uomo sparge sul pianeta per carpirne meglio i suoi frutti, si disperde nel ciclo-vita della Biosfera.

Commenti conclusivi.
Immagina tutto questo, nell’ambiente in cui vivi, immagina di avvalerti di un trattamento di disinfestazione chimica o ecologica di facciata, con l’utilizzo di pesticidi residuali, immagina i danni che potresti fare a te e alla tua famiglia, nei giorni, mesi addirittura anni successivi, vivendo in un ambiente dove i residui tossici dei prodotti chimici o ecologici di facciata, possono emanare sostanze cancerogene, e dannose per la salute.
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